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Antigone Possibile

Antigone Possibile è ispirata alla tragedia di Sofocle: un'appassionata lezione di resistenza attiva al potere, una riflessione sul diritto e la libertà. Scritto in forma di poema, dove le parole e i concetti si susseguono implacabili come domande ineludibili, dà forma ai personaggi del Mito, rendendoli attuali ed umani. In un unico flusso sonoro e mentale le loro voci diverse nel conflitto politico si compongono in una sorta di corale che moltiplica Antigone, testimone della necessità di scelte e responsabilità individuali e collettive.

“Un testo politico, quella di Pina Catanzariti, con attori – diretti dal regista Marcello Cava – che indossano coperte isotermiche, le stesse distribuiti agli immigrati sui barconi e qui diventano corpo e polvere. Emerge l’insieme tematico: fratello contro fratello, lo straniero, l’accoglienza, il contrasto tra legge-Stato e coscienza-individuo, la sfida di una donna alla legge dell’uomo maschio… Antigone sovverte l’opera di Sofocle (dove tutti trovano la morte) sopravvivendo.”

“Un flusso di parole registrate, entrano nello spettatore grazie al sistema wireless, gli attori nello spazio scenico quasi non parlano, bisbigliano, così da creare uno sdoppiamento tra parole e luogo. Si diventa parte attiva del mimato, protagonisti e osservatori. Un testo politico, quella di Pina Catanzariti, con attori – diretti dal regista Marcello Cava – che indossano coperte isotermiche, le stesse distribuiti agli immigrati sui barconi e qui diventano corpo e polvere. Emerge l’insieme tematico: fratello contro fratello, lo straniero, l’accoglienza, il contrasto tra legge-Stato e coscienza-individuo, la sfida di una donna alla legge dell’uomo maschio…..Antigone sovverte l’opera di Sofocle (dove tutti trovano la morte) sopravvivendo.”    Davide Speranza, “Il Mattino”, 2 gennaio 2020 “Etica e Politica, l’Antigone Possibile a Paestum.

ANTIGONE
Voglio e devo continuare
Ad amare me stessa e tutti voi.
Solo così,
Potrò finalmente fermare il sangue,
Interminabile, della ferita, Cicatrizzarla.
Soltanto lavando la morte,
Soltanto fasciandone le lacerazioni,
Solo coprendo di terra
Chi è ormai morto,
Per rispetto dei morti e dei vivi,
Solo così ci si potrà liberare Dal dolore della fine
E cominciare a vivere in modo libero.
Ismene,
Non aver paura della terra!

Calabria - Antigone Possibile