FABULA TABERNARIA “LA MORTE DI GERMANICO”
A cura della Legio XXX Ulpia Victrix APS
Da un’idea di Daniela De Angelis e Ettore Pizzuti
Regia e sceneggiatura di Michela Barone
Testi di Michela Barone e Raimondo Gaviano
Scenografia e costumi di Ettore Pizzuti
Scenotecnica di Ettore Pizzuti e Angelo De Marzo
Con: Alessandro Asci, Antonia Cantone, Nello Cantone, Angelo De Marzo, Maura Galieti, Raimondo Gaviano, Vincenzo Modica, Cristina Petrella, Ettore Pizzuti, Laura Spuntoni.
La Storia, quella con la “S” maiuscola, quella che si legge sui libri, è fatta dai grandi nomi e dai grandi avvenimenti.
Tuttavia la “Grande Storia” non sarebbe mai esistita senza le “piccole” storie, le storie sconosciute della gente comune.
“Fabula tabernaria” è un atto unico, che riprende nel titolo un celebre genere teatrale della commedia latina, sviluppatosi a partire del I sec. a.C. La fabula tabernaria derivava dalla fabula togata, tipicamente latina, a partire dallo stesso costume indossato dagli attori, che non era più il pallio greco, ma la toga. In questo genere di teatro si rispecchiava la vita del ceto più umile della società. La fabula togata prendeva il nome di tabernaria, quando metteva in scena il mondo delle osterie e delle tabernae.
Lo spettacolo proposto da Legio XXX Vlpia Victrix è ambientato all’interno di un termopolio romano.
A muoversi sulla scena sono personaggi immaginari di vita comune: le proprietarie di una locanda e l’oste, i loro abitudinari avventori (un centurione, un personaggio di origine greca e due meretrici). Ogni giorno le loro vite si incontrano e la loro quotidiana e semplice realtà sarà il pretesto per raccontare i grandi avvenimenti e i grandi personaggi. Le celebri imprese militari di Germanico, nipote e figlio adottivo di Tiberio, vengono narrate in modo appassionato e sentito da Lucius, centurione in congedo della I Coorte XXI Legio Rapax. Ed ancora: l’arrivo a Roma della vedova Agrippina Maggiore e dei suoi figli, tra cui il giovanissimo Caligola, prenderà vita attraverso le parole commosse delle due locandiere e delle due lupe.
Caratteristiche dell'evento
Inizio evento | 20-10-2024 5:00 pm |
Costo per persona | Evento gratuito compreso nel biglietto di ingresso |
Luogo | Museo delle Navi romane di Nemi |
Indicazioni Luogo - Museo delle Navi romane di Nemi
Il Museo venne costruito tra il 1933 e il 1939 per ospitare due gigantesche navi appartenute all’imperatore Caligola (37-41 d.C.) recuperate nelle acque del lago tra il 1929 e il 1931. È stato quindi il primo Museo in Italia ad essere costruito in funzione del contenuto, due scafi dalle misure rispettivamente di m. 71,30 x 20 e m. 73 x 24, purtroppo distrutti durante un incendio nel 1944. Riaperto nel 1953, il Museo venne nuovamente chiuso nel 1962 e infine definitivamente riaperto nel 1988.
Nel nuovo allestimento, l’ala sinistra è dedicata alle navi, delle quali sono esposti alcuni materiali, come la ricostruzione del tetto con tegole di bronzo, due ancore, il rivestimento della ruota di prua, alcune attrezzerie di bordo originali o ricostruite (una noria, una pompa a stantuffo, un bozzello, una piattaforma su cuscinetti a sfera).
Sono inoltre visibili due modelli delle navi in scala 1:5 e la ricostruzione in scala al vero dell’aposticcio di poppa della prima nave, su cui sono state posizionate le copie bronzee delle cassette con protomi ferine.
L’ala destra è invece dedicata al popolamento del territorio albano in età repubblicana e imperiale, con particolare riguardo ai luoghi di culto; vi sono esposti materiali votivi provenienti da Velletri (S. Clemente), da Campoverde (Latina) da Genzano (stipe di Pantanacci) e dal Santuario di Diana a Nemi, oltre ai materiali provenienti dalla Collezione Ruspoli.
All’interno di quest’ala è inoltre possibile ammirare un tratto musealizzato del basolato romano del clivus Virbii, che da Ariccia conduceva al Santuario di Diana.