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ENEIDE Primo studio

Adattamento e lettura
Paolo Musio
Canta Evelina Meghnagi
Musica dal vivo Felice Zaccheo, Suono Paolo Franco, Produzione TEATRO MOBILE
Con walkabout di  URBAN EXPERIENCE

Il poema Eneide di Virgilio si apre con la parola “Armi”. Al centro del secondo verso troviamo poi la parola “profugus”, riferita ad Enea.  Così sono rivelate in modo chiaro e netto le linee principali su cui si muoverà il poema: raccontare l’insensatezza della guerra e dare voce e corpo alle storie di coloro che si trovano a fuggire dalla loro casa e ad affrontare l’ignoto. Il destino individuale, il compimento di un disegno che altre forze sembrano tracciare per noi, gli incontri, gli eventi di cui è costellato il viaggio, l’amicizia, l’amore, i lutti, le ingiustizie subite, lo stupore di fronte alle forze della natura ed alle mille forme che assume la convivenza tra esseri umani: tutto questo viene raccontato a partire da quelle due istanze così ben dichiarate all’inizio del poema, mostrare l’orrore della violenza e la condizione esistenziale del viaggio continuo. In un primo studio, primo passo verso la lettura integrale del poema, raccontiamo di naufragi, di approdi mediterranei, di prodigiose sparizioni di flotte e di sabotaggi, come quello operato dalle donne troiane in Sicilia. Esse, stanche del viaggio e sfiduciate che mai possa avere fine, arrivano a bruciare le loro stesse navi, per dare termine a quella lunga ed estenuante migrazione.

Inizia da Nemi il progetto sull’Eneide di Paolo Musio nell’occasione degli ottanta anni dall’incendio delle navi romane nel Museo, che verrà ricordato nell'epilogo in walkabout di Urban Experience, dalla Direttrice del Museo Daniela De Angelis. Il walkabout di Carlo Infante rileverà queste chiavi che riguardano la "catabasi" (dal greco katábasis: katá ‘giù’ e básis ‘cammino’) di Enea che ci trascina negli inferi delle nostre coscienze (come evidenziò Frazer de "Il ramo d'oro").

Sotto il legname bagnato scintilla la stoppa,   /   vomita tardo fumo, un lento calore corrode  / le chiglie, serpeggia per tutto il corpo la peste, profonda.  / E subito, nera, con improvviso rovescio,  /  senza misura infuria tempesta,  / le navi colme traboccano, semibruciato si inzuppa   /   il legno: fin che tutto il fuoco fu spento e le navi   / tutte rimasero salve, tranne quattro perdute.