Memorie Antiche

Memorie Antiche: drammaturgie per l’ascolto dei luoghi tra memoria e presente è una proposta di eventi site specific con apposite drammaturgie per lo più tratte dal repertorio classico e messinscene sperimentali ad impatto zero per valorizzare i luoghi della cultura. Teatro Mobile è leader da anni nella progettazione di eventi teatrali itineranti, grazie all’uso di un tecnologico sistema di ascolto in cuffia. Gli eventi sono pensati per essere realizzati in aree archeologiche e musei, ma sono adatti anche a spazi urbani e naturali, all’aperto e al chiuso.
Per ciascuno evento è possibile realizzare una versione suite, meno complessa per numero di persone coinvolte (artisti e tecnici).
Seguono le schede artistiche del repertorio a disposizione e alcune possibili novità assolute. L’ascolto in cuffia può avvenire in movimento (viaggi in cuffia)
o in modo più stanziale (ascolto in cuffia), indifferentemente outdoor ed indoor.
PROMETEO E IL SUO DOPPIO
Drammaturgia Pina Catanzariti
con Galliano Mariani
e con Claudia Frisone, Raffaele Gangale
e la partecipazione straordinaria di Evelina Meghnagi,
ed esecuzione dal vivo dei “Canti della Terra”
musiche Felice Zaccheo
regia Marcello Cava

Il tema fondante è il rapporto tra l’uomo e la natura, l’ineluttabile percorso verso un’ecologia che nega e trascende la possibilità di vivere e di essere felici, di scegliere il bene contro il male, di scegliere tutti e non il potere. Tra Prometeo incatenato di Eschilo e Frankenstein di Mary Shelley si presenterà un momento di riflessione sull’umanità, la solitudine, la follia, il coraggio di scegliere, il folle ed il mostruoso del nostro essere. In bilico tra artisti/artefici del proprio destino e dittatori impazziti dell’intera umanità, coscienti distruttori di risorse, implacabili assassini dei propri simili. Dove l’uomo da solo non riesce ad uccidere, l’aiuto della tecnologia lo rende annientatore. Nessuna speranza, nessun futuro, la scienza domina ormai l’uomo, nonostante fosse l’unica possibilità che aveva l’uomo per salvarsi.
Un lavoro di studio e di approfondimento, esito di passate esperienze dedicate a questo testo e propedeutico e basilare alla realizzazione scenica, trae la sua ragione primaria dal celebre saggio L’asse verticale o le ambiguità di Prometeo di Jan Kott (The Eating of Gods, 1972). Prometeo significa “colui che conosce in anticipo” ed è la metafora dell’uomo di scienza che cerca di spiegare ciò che altrimenti risulta inspiegabile. E che, nonostante questo, come un cieco, non riesce a modificare il destino umano.
PROMETEO E IL SUO DOPPIO 2023 https://www.teatromobile.eu/wp-content/uploads/2023/08/PROMETEO-E-IL-SUO-DOPPIO-2023.pdf
Prometeo in passato Cave di Travertino e altri luoghi
ANTIGONE POSSIBILE di Pina Catanzariti



Antigone Possibile è ispirata alla tragedia di Sofocle: un'appassionata lezione di resistenza attiva al potere, una riflessione sul diritto e la libertà. Scritto in forma di poema, dove le parole e i concetti si susseguono implacabili come domande ineludibili, dà forma ai personaggi del Mito, rendendoli attuali ed umani. In un unico flusso sonoro e mentale le loro voci diverse nel conflitto politico si compongono in una sorta di corale che moltiplica Antigone, testimone della necessità di scelte e responsabilità individuali e collettive.
“Un testo politico, quella di Pina Catanzariti, con attori – diretti dal regista Marcello Cava – che indossano coperte isotermiche, le stesse distribuiti agli immigrati sui barconi e qui diventano corpo e polvere. Emerge l’insieme tematico: fratello contro fratello, lo straniero, l’accoglienza, il contrasto tra legge-Stato e coscienza-individuo, la sfida di una donna alla legge dell’uomo maschio…..Antigone sovverte l’opera di Sofocle (dove tutti trovano la morte) sopravvivendo.”
Davide Speranza, Il Mattino 2 gennaio 2020 “Etica e Politica, l’Antigone Possibile a Paestum.”
Octavia, una tragedia romana
Tradotta e adattata dallo pseudo Seneca da Pina Catanzariti
con GALATEA RANZI

Il testo tragico “Octavia” ci è pervenuto in un codice contenente l’opera omnia di Seneca ed è ambientato nella “casa del potere”: il Palatium appunto, reggia e prigione della “Sposa-sorella” rinnegata e cacciata dal crudele “marito-imperatore” Nerone. Seneca stesso compare come personaggio in questa che è l’unica tragedia ambientata nel mondo romano pervenuta a noi integralmente. Seguendo, ma anche alterando, gli schemi tragici convenzionali, viene raccontata la fine di Ottavia, la sposa che Nerone abbandonò per Poppea, condannandola all’esilio e alla morte. La presenza di personaggi storici – e quindi “umani” più che mai – in un luogo “reale” come il Palatium imperiale ed in un tempo di “fatto” attuale all’autore, e non lontano nel tempo mitico, rendono questo testo un tentativo ultimo e straordinariamente moderno di reinvenzione della tragedia. Un terreno, inesplorato e fecondo, per un progetto di messinscena che vuole essere rivisitazione di un codice irrimediabilmente lontano nel tempo.
LA NATURA DELLE COSE
De rerum natura di Lucrezio letto da Paolo Musio
Attraverso il ritmo della grande poesia, per il quale passa l’energia comunicativa, confidando nella potenza della visione e delle parole di Lucrezio, riconosciamo l’urgenza di tornare alle radici del pensiero razionale, ai fondamenti della nostra cultura ed identità, per fornire ancora una volta strumenti adeguati alla lettura del nostro presente.
Nel testo di Lucrezio, un trattato scientifico in esametri, la materia è in eterna lotta, il cosmo infinito privo di centro, il vuoto è il teatro di questa lotta, in cui l’umanità occupa un posto di assai poca importanza, la vita, che non è data in proprietà a nessuno ma in uso a tutti, è preziosa e breve ed in essa i motivi della creazione si intrecciano indissolubilmente con quelli della distruzione, che non risparmia neanche l’anima, anch’essa mortale. Queste le coordinate per un’indagine sul cosmo che apre l’orizzonte in tutte le direzioni, pur nel conflitto, ed orienta il nostro necessario disincanto insieme all’irriducibile volontà di dare il giusto valore al tempo della nostra vita, individuale e collettiva.
“Puoi partecipare allo spettacolo, se i tuoi occhi sono pronti. Guarda i raggi del sole, quando rischiarano l’oscurità della stanze. Vedrai un esercito di piccoli esseri vorticare nel fascio di luce, ingaggiare una lotta infinita: nascono battagli, si formano truppe e squadroni, si succedono senza tregua incontri e squarci. Vedrai l’eterno agitarsi dei corpi nel vuoto.”
ENEIDE
letta da Paolo Musio

Il poema Eneide di Virgilio si apre con la parola “Armi”. Al centro del secondo verso troviamo poi la parola “profugus”, riferita ad Enea. Così sono rivelate in modo chiaro e netto le linee principali su cui si muoverà il poema: raccontare l’insensatezza della guerra e dare voce e corpo alle storie di coloro che si trovano a fuggire dalla loro casa e ad affrontare l’ignoto. Il destino individuale, il compimento di un disegno che altre forze sembrano tracciare per noi, gli incontri, gli eventi di cui è costellato il viaggio, l’amicizia, l’amore, i lutti, le ingiustizie subite, lo stupore di fronte alle forze della natura ed alle mille forme che assume la convivenza tra esseri umani: tutto questo viene raccontato a partire da quelle due istanze così ben dichiarate all’inizio del poema, mostrare l’orrore della violenza e la condizione esistenziale del viaggio continuo. In un primo studio, primo passo verso la lettura integrale del poema, raccontiamo di naufragi, di approdi mediterranei, di prodigiose sparizioni di flotte e di sabotaggi, come quello operato dalle donne troiane in Sicilia. Esse, stanche del viaggio e sfiduciate che mai possa avere fine, arrivano a bruciare le loro stesse navi, per dare termine a quella lunga ed estenuante migrazione.
A SE STESSO
di Marco Aurelio Riduzione di Pina Catanzariti

L'opera invita a riflettere sulla natura effimera della vita, sull'importanza del dominio di sé e sull'accettazione del destino, temi universali che risuonano ancora oggi in un'epoca caratterizzata da incertezze e cambiamenti. La ricerca dell'equilibrio interiore e la consapevolezza del presente rendono gli insegnamenti di Marco Aurelio strumenti preziosi per affrontare le sfide del mondo moderno
L’ARS AMATORIA
Da Ovidio, scritto e diretto da PIETRO FAIELLA

La scintilla che si accende nell'incontro tra l’uomo e la donna è ancora oggi un mistero. L'amore è un enigma per il quale ancora non abbiamo trovato una spiegazione. Ovidio indaga il mistero, prescrive, consiglia e suggerisce. Indica una strada, un percorso in cui il dolce e l'amaro, il piacere e il dolore diventano le prove inevitabili da affrontare per vincere il cuore dell'amata o dell'amato. L’arte di amare è un manuale di strategia amorosa che nella Roma di Augusto trasforma radicalmente la posizione donna che da mero strumento di riproduzione e potere, conquista libertà di pensiero. Una donna rivoluzionaria per l'epoca, passando in rassegna le dinamiche di seduzione che da duemila anni sono rimaste immutate.
FAVOLE ANTICHE
da Fedro ad Apuleio riduzione di Pina Catanzariti

Le Favole Antiche sono un’occasione di giocosa introspezione in due tempi. Le favole di Fedro lette da Paolo Bonacelli e danzate dal vivo da due attori, ci portano a contatto con la morale antica che risulta leggera nel suo disegnare un behaviour al di là delle norme borghesi. Nella seconda parte La favola di Amore e Psiche, da Apuleio, ci trascina nei labirinti del desiderio umano, dove il sacro si mescola con il profano in un gioco irresistibile di attrazione e seduzione.